Carlo Ferruccio Tondato Carlo Ferruccio Tondato
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La musica di Carlo Ferruccio Tondato

Un’ora alla Passacaglia

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Un’ora alla Passacaglia

Le quattro semplici, meravigliose composizioni raccolte in questa registrazione non hanno assolutamente bisogno di una nuova interpretazione. Gli interpreti più insigni del passato le hanno fatte conoscere nelle più grandi sale di tutto il mondo ed i pianisti di oggi, più fortunati, hanno potuto addirittura consegnarle alla storia con perfezione assoluta, grazie a quel prodigio realizzato dalla tecnica, che consente di catturare tutta la bellezza ed il fascino della musica in quei pochi grammi di materia, plastica, che costituiscono un compact disc.

Dunque, questi capolavori non hanno assolutamente bisogno di nuovi interpreti, ma l’interprete che si propone in questa raccolta ha invece un grandissimo bisogno di loro, come di tutta la grande musica. Di quest’ultima egli non riuscì a fare la professione della sua vita, ma forse anche per questo il suo rapporto con la musica è rimasto quello· di un amore purissimo, privo di condizionamenti alcuni, l’unica via per raggiungere almeno l’illusione di impossessarsi di alcune tracce di verità, entrando in risonanza con l’armonia dell’universo intero.

Gli amici che talvolta si raccolgono intorno a lui gli hanno già testimoniato un consenso assai incoraggiante e di ciò egli è loro molto grato, poiché, infatti, suonare per se stessi è cosa splendida, ma se si riesce a comunicare anche ad altri una parte dell’entusiasmante stupore che la musica suscita nell’interpretarla, esiste allora la certezza di saper comunicare il conforto impareggiabile di una visione del mondo governato dall’armonia.

Per questo è nato questo disco, nella speranza di poter comunicare anche a nuovi amici ed in qualsiasi istante il messaggio secondo il quale è possibile leggere la bellezza, comprenderla e – è proprio il caso di dirlo – toccarla con un dito (o meglio dieci), se soltanto si voglia dedicare ad essa con pazienza ed amore sufficiente una parte delle nostre energie.

Questo messaggio potrà anche dire ai suoi nipoti, quando egli non ci sarà più, che non c’è gioia più grande di quella di potere, anche per un solo istante della nostra vita, fare rifiorire improvvisamente un fiore di incomparabile bellezza, che abri in passato hanno saputo concepire e costruire e ché attende soltanto un soffio dall’interprete per rivivere il breve tempo di un’avventura di suoni inebrianti, ma capaci di illuminare anche per sempre i valori più profondi della nostra esistenza. Con lo stesso spirito l’interprete ha voluto proporre anche l’ascolto di una sua breve composizione, un saggio controcorrente rispetto alle mode contemporanee e che potrebbe offrire un nuovo spunto per un’analisi critica del linguaggio musicale del nostro tempo.

Cenni storici

Wolfgang A. Mozart (1756 – 1791)
Sonata in Si bem maggiore KV 570.

Composta nell’anno 1789, ne esiste anche una versione per pianoforte e violino. La partitura per pianoforte non reca peraltro alcuna differenza tra le due possibili esecuzioni.

Franz Schubert (1797-1828)
Improvviso in Si bem maggiore op. 143 n. 3.

Tale improvviso, scritto alla fine del 1827, è costituito da cinque variazioni, su di un tema derivato dall’introduzione del terzo atto di Rosamunda.

Johannes Brahms (1833-1897)
Intermezzi op. 117

Composti nel 1892, appartengono al periodo, in cui Brahms si dedicò a composizioni brevi, ma di contenuto armonico talvolta assai innovativo.

Maurice Ravel (1875-1937)
Sonatine

Tale composizione venne scritta nel 1905, nell’ambito di un concorso per la realizzazione di una composizione in forma di sonata classica (primo tempo); di squisita fattura, essa ne rappresenta uno degli esempi più belli scritti nel nostro secolo.

Carlo F. Tondato (1932-)
Le città invisibili – I quaderno

Con questa composizione si cerca di evocare il clima straordinario creato da Italo Calvino nel suo libro dallo stesso titolo. Le città invisibili sono sviluppate su undici temi che ricorrono ciascuno cinque volte, comparendo secondo una progressione abbastanza complessa. Cinque città costituiscono un quaderno e tra due quaderni successivi Marco Polo commenta a Kublai Kan la storia dei suoi viaggi.
Il primo quaderno evoca i testi seguenti:
Marco Polo
1.1. Le città e la memoria Diomira
1.2. Le città e la memoria Isidora
2.1. Le città ed il desiderio Dorotea
1.3. Le città e la memoria Zaira
2.2. Le città ed il desiderio Anastasia

The four wonderful, simple pieces on this record do not need new interpretation. The world’s great concert halls have often echoed to the sounds of old interpretations; while contemporary pianists have had the good fortune to preserve accurately their own interpretations thanks to the technical marvel that enables them to capture the beauty and charm of the music on a few grammes of plastic called a compact disc.

These masterpieces may not need new interpretation, but this interpreter needs them as much as any great music. Not having had the chance to make music his life’s work, his relationship with the art has remained one of unconditional love, his unique way to seize those fleeting moments, to achieve some resonance with the harmony of the universe. On occasion, friends gather around to witness his performance.

He is grateful for their encouragement: playing for oneself can be marvellous, but still can never match the excitement of communicating to others one’s own enthusiastic astonishment, the pleasure of phrases governed by harmony. Hence this recording. It comes in the hope of communicating to new friends and old the joy of playing, of reading, understanding, tracing with a finger, or rather with ten, these melodies that ask of us our energy, patience and love.

A message, also, for the interpreter’s grandchildren, when he is gone, to speak of his pleasure in music, greater than any other, the joy of breathing life once more into those beautiful flowers, bred by others, !hat bloom for a moment again beneath one’s fingers, sharing the adventure of the sound, lighting up the chief values of our lives. In a similar vein is presented something of the interpreter’s own, a short composition opposing contemporary habits, and offering an opportunity to develop some new critical thoughts on the musical language of our own time.