Carlo Ferruccio Tondato Carlo Ferruccio Tondato
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La musica di Carlo Ferruccio Tondato

Autoritratto con pianoforte

Release Date: 25 December 2015
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Autoritratto con pianoforte

Le composizioni pianistiche contenute in questi due CD sono state realizzate per la maggior parte negli ultimi anni della vita del loro autore.

Nella sua lunga vita infatti egli ha avuto la sorte di svolgere molteplici attività, alcune delle quali hanno prodotto risultati certamente assai più riconosciuti ed apprezzati di quelli ottenuti con la sua modestissima opera di compositore; tuttavia egli ritiene che proprio questi esercizi, che esprimono tutto il suo immenso amore per la Musica, rappresentino la componente più vera, più autentica e più importante dei suoi ideali, rivolti soprattutto alla ricerca dell’armonia. In questo senso il suo approccio alla Musica è lo stesso di Franz von Schober, che con pochi versi, ispirò al grandissimo Schubert il Lied “An die Musik” nel quale si esalta il sentimento di riconoscenza che tutti coloro che sanno ascoltare la Musica non possono mancar di provare nei confronti di quell’Arte che “nelle ore più grigie sa riscaldare il nostro cuore, accompagnandoci verso un mondo migliore.” (Così canta quel Lied…) E, secondo lui, il modo migliore di esprimere riconoscenza verso la Musica è quello di provare a costruirne di nuova, da poter donare a coloro che la amano. La sua esperienza musicale è peraltro un’avventura isolata, poiché i suoi vari, molteplici impegni professionali non gli hanno mai consentito di interagire direttamente con il mondo che gestisce il rapporto della Musica del nostro tempo con l’ambiente esterno ad essa; ciò ha rappresentato così una sostanziale limitazione alla diffusione del suo messaggio, ma al tempo stesso ne ha garantito l’autenticità, poiché non egli ha mai ritenuto necessario associarsi ad alcuna delle molte scuole di pensiero che si sono sviluppate nell’arco degli ultimi decenni intorno alla Musica contemporanea. Si osservi infatti che chiunque dedichi una parte importante delle sue energie a coltivare qualche forma di espressione artistica non può non essere condizionato almeno in parte alla reazione dei suoi simili di fronte a quanto riesce a produrre ed è pertanto giusto che egli cerchi quali siano le migliori opportunità per comunicare il proprio messaggio; esso infatti può apparire chiarissimo al livello della sua immaginazione, ma deve anche poter essere tradotto in segni che tutti possono interpretare correttamente e per far ciò occorre adottare un linguaggio. Proprio per facilitare tale percorso si sono formate allora nel tempo delle correnti, intorno alle quali si è aggregata la produzione della maggior parte delle opere d’arte di ogni natura, inclusa la Musica contemporanea. Può essere allora interessante tentare di individuare, almeno in una prima approssimazione, la composizione delle correnti che oggi nella Musica rappresentano, se non proprio una moda, almeno un certo insieme di abitudini cristallizzate; tra di esse si possono individuare all’incirca cinque gruppi principali, che si possono così elencare:

  • Corrente orientata soprattutto allo sviluppo strutturale del linguaggio musicale, con una particolare attenzione ai modelli della polifonia; il movimento più significativo legato a tale tipo di ricerca è senza dubbio la dodecafonia, derivata peraltro anche dall’indebolimento del concetto tradizionale di tonalità dopo l’esasperazione del cromatismo e dei relativi processi enarmonici (tipici di Wagner).
  • Corrente orientata ad una ricerca prevalentemente timbrica, in una forma sempre più ricca e sofisticata, della combinazione dei suoni prodotti dall’uso dei vari strumenti: forse tale corrente è quella condivisa e sfruttata dalla maggior parte dei compositori del XX secolo.

A tale movimento si può associare anche un tipo di ricerca estrema, che ha ammesso l’impiego di rumori opportunamente organizzati come componente del linguaggio.

  • Corrente orientata allo sfruttamento di ogni tipo di virtuosismo strumentale, esasperato spesso dallo sviluppo di tecniche trascendentali; tale tipo di comunicazione è stata sfruttata con generosità soprattutto da alcuni epigoni del post-romanticismo (ma non bisogna nemmeno tralasciare l’apporto di alcune tecniche dell’improvvisazione derivate dal Jazz). Ed è facile riconoscere come il commento musicale alla produzione cinematografica abbia sempre abbondantemente attinto la sua ispirazione da questa tecnica della composizione.           In ogni caso il virtuosismo strumentale di alcuni interpreti, sviluppato in particolare con alcuni strumenti tipici come il pianoforte ed il violino (ma estese pure ad altri strumenti tradizionali) ha sempre incontrato un estremo favore da parte del pubblico, giustamente incline a riconoscere il valore di uno studio paziente e faticoso, capace di produrre il risultato di esecuzioni talora stupefacenti.
  • Corrente che viene connotata come “minimalismo”: il tentativo di riscoprire il valore del rapporto tra i suoni ad un livello elementare, adottando tecniche volutamente riduttive, nell’intento di stigmatizzare il valore del virtuosismo fine a se stesso, ma assai spesso con il

risultato di affidare alla ripetizione pedissequa di elementi, non particolarmente brillanti, in forma anche ossessiva, il compito di trasmettere un’emozione piuttosto debole: l’autore di queste note confessa di aver provato per lo più un profondo senso di noia quando ha tentato di prestare ascolto a questi tentativi di espressione musicale.

  • Corrente che si vuol far riconoscere come avanguardia per mezzo dell’utilizzazione anche paradossale di elementi addirittura estranei al linguaggio proprio della musica. (Come ad esempio i famosi 4’ e 33’’ di silenzio di John Cage.) Si tratta per lo più del desiderio di far parlare di sé nel tentativo di far apprezzare una vantata originalità, lasciando al puro caso la formazione di agglomerati sonori del tutto improbabili, oppure alla loro scomposizione al di fuori di ogni possibile tradizione o esperienza acquisita nella storia della Musica.

Alla stessa categoria potrebbe venire associato anche il percorso compositivo affidato al desiderio di uno sperimentalismo puro, inteso a scoprire nuovi rapporti tra suoni di qualità talvolta indefinita, talaltra associati anche all’uso di tecniche di emissione del suono di natura elettronica, come quella legata alla soppressione della produzione degli armonici (fenomeno implicito nell’impiego di ogni strumento e responsabile del timbro che lo contraddistingue.)

Bene, un’analisi anche superficiale dei motivi che hanno orientato la scelta dei compositori che hanno scelto di adottare uno dei percorsi sopra ricordati come tecnica del linguaggio al quale desideravano affidare il loro messaggio non può far a meno di rilevare una qualità caratteristica  comune a tutte le cinque correnti e precisamente la rinuncia a ricorrere semplicemente alla propria fantasia nel desiderio di dare forma alla propria ispirazione…                                                      Perciò non può stupire più di quel tanto il fatto che, come reazione alla situazione appena descritta, in alcune sale da concerto siano riapparsi alcuni modesti tentativi di proporre Musica contemporanea nata semplicemente dalla fantasia, ma sviluppata intorno a tecniche compositive quasi tradizionali: talvolta tali tentativi sono apparsi interessanti, ma altre volte piuttosto banali.                 Comunque, al di sopra di tali considerazioni, resta la ferma convinzione dell’autore di queste note e precisamente il fatto che ogni tipo di Musica nuova debba semplicemente soddisfare soltanto ai seguenti requisiti elementari:

  • che in tutta la durata della composizione l’ascoltatore non perda il filo del discorso musicale
  • che dell’intera composizione si possa ricordare almeno uno dei temi sui quali essa si svolge
  • che susciti il desiderio di essere riascoltata.

Se l’autore di queste composizioni sia riuscito nell’intento di rispettare queste regole potranno dirlo soltanto i suoi ascoltatori, mentre egli dal canto suo può soltanto chiarire alcuni aspetti del linguaggio nato spontaneamente dalla sua ispirazione e che, analizzati a posteriori, si possono riassumere nei punti seguenti:

  • Le composizioni contenute in questi CD sono sostanzialmente assai semplici nella loro struttura e ripropongono schemi del tutto classici: quando necessario compaiono i ritornelli,

gli Scherzi e la stessa Marcia Funebre contenuta nella Sonata del Ricercare sono sempre accompagnati da un trio (oppure da un intermezzo), le variazioni rispettano l’impianto armonico principale suggerito dal tema, mentre le due fughe presenti rispettano allo stesso modo il principio della presenza di un controsoggetto e la costruzione degli “stretti”.

In ogni caso non si è mai voluto ignorare o precludere a priori alcun tipo di tecnica compositiva, purché adeguata ad esprimere l’assunto che l’autore si era proposto; infatti la dodecafonia non viene rifiutata a priori, anzi viene utilizzata di proposito nella struttura iniziale del  “Ricercare a tre” quando deve esprimere il caos susseguente alla morte.

  • La ricerca timbrica è ovviamente ristretta alle sia pur generose limitazioni del pianoforte.
  • Il virtuosismo viene possibilmente evitato, ma alcuni passaggi possono richiedere uno studio piuttosto accurato per essere eseguiti correttamente; ma non è certamente affidato al virtuosismo il compito di stupire l’ascoltatore o di far brillare l’abilità dell’interprete.
  • Altrettanto difficile poter parlare di qualsiasi ricerca formale di minimalismo, ma tuttavia un unico, modesto esempio di una tecnica, che potrebbe dare adito ad una tale interpreta-zione, è presente ed è costituito dall’evocazione di “Zora”, una delle “Città invisibili” del secondo quaderno, ove il testo di Italo Calvino ha ispirato la rinuncia a qualsiasi tipo di accento, quindi di ogni ritmo o di possibili battute, tanto che nello spartito il tempo indicato è quello di 148/4 come per una sola, lunghissima battuta!
  • Invece la rinuncia ad ogni tipo di sperimentalismo o di provocazione, tanto di tipo timbrico che intellettualistico, può dirsi assoluta.

In questo modo si è ripercorso il rapporto dell’autore con le presunte correnti che hanno guidato la sua ricerca e la composizione di nuova musica negli ultimi decenni: unico filo conduttore è stata l’ispirazione e la ricerca dell’armonia, non solo come concetto musicale ma come rapporto tra tutti gli esseri umani. Infatti anche lo stesso autore ama affermare che, quando un tema musicale si forma nella mente del compositore, non ci si deve minimamente preoccupare dello svolgimento di quella idea particolare, poiché “la Musica si scrive da sola”, intendendo così che ogni nota già fissata impone di per sé, quasi in forma automatica, la scelta di quella successiva…

L’augurio che egli desidera formulare per se stesso e per i suoi possibili ascoltatori è che questi ultimi si rendano conto della assoluta innocenza dei suoi intenti e della sua grande aspirazione di aggiungere anche soltanto pochissimi momenti di Armonia al mondo della Musica, che è stata nei suoi confronti di una generosità impareggiabile lungo il percorso di tutta la sua vita.

Self Portrait with Piano

The piano pieces found in this CD were composed primarily in the later years of Carlo Tondato’s life.

During his early life he was faced with various responsibilities, responsibilities which in turn yielded greater recognition than that achieved by his humble compositions; nevertheless he believes his works can be attributed mainly to his great love for Music and have managed to capture, therefore, the greatest of his ideals, harmony.

In this way, his approach to Music can be likened to that of Franz Von Schober, who inspired the genius of Schubert in the Lied “An die Musik” through his expression of gratitude to an art able “in many dreary hours to enkindle the heart into a fairer world” (in the words of the poet).

Similarly, he believes that the best way of expressing his own gratitude is by making new music for the pleasure of all those who love it.

His musical journey, however, remains a solitary one, as his professional engagements have made it impossible for him to interact with the music industry itself.

Despite creating an obstacle to the circulation of his work, this fact could offer a warrant of his work’s authenticity, as he never felt the need to join the fashion of contemporary Music.

The message of an artist is influenced by the reactions and criticism of those around him; this message of course is clear only in his own mind, but it has to be widely understood and has to conform to a recognisable language. In order to achieve this translation with greater ease, schools of thought have been formed, around which the whole production of art, and in this case Music, gather itself. It therefore seems legitimate to try to acknowledge these main schools, which represent a few crystallised trends of contemporary music, as listed below:

 

  • The School of studying primarily the structure of musical language, with emphasis on the role of polyphony; the most significant example being the twelve-note system, which nevertheless could find its sources also in the weakening of the concept of tonality, following the exasperation of chromatism and of the enharmonic process carried out, for example, by Richard Wagner.
  • The School of researching the potential of the different musical timbres, which became more sophisticated and richer with the combination of sounds made by the large family of all musical instruments.
  • The School oriented around exploiting instrumental virtuosity at its highest degree by developing extreme forms of transcendental techniques. This kind of source has been very well employed by the followers of the Post-Romanticist style, who also took advantage of the improvisation technique, borrowed by jazz. Thus it is easy to acknowledge that film soundtracks have always drawn great inspiration from this technique. Indeed the virtuosity of many great performers, particularly piano and violin soloist, has always found its greatest favour in audiences whom are ready to recognise the skill and the determination needed to achieve such astonishing performances.
  • The School commonly known as “minimalism”, which describes the attempt to re-discover the value of sound at an elementary level, led to the adoption of an extremely simplified technique. Created with the purpose of censuring instrumental virtuosity itself, minimalism can often convey a very weak performance as a result of its slavish repetition of, often, uninteresting and tedious musical elements.
  • The School that introduces itself as “a-vanguard”, which takes advantage of paradoxical elements, some even completely foreign to the world of musical language, for instance the famous 4’33” of silence in three movements by John Cage. It is centred around the wish of shocking the public, in order to be appreciated for a presumed originality. The new, rather improbable, music agglomerates ad their possible disintegration are left completely to chance, with no meaningful research supporting these new combination of sounds. To the same school it would be possible to ascribe also the attempts of pure experimentalism, looking into new possible interaction among undetermined sounds like the electronic ones, capable of cancelling the very presence of harmonics intrinsic of every musical instrument.

 

This simple analysis of the reasons that pushed contemporary composers to join one of the above mentioned schools can be attributed to their desire to convey their own message in an easy way.

The only element that can be considered a common denominator to all five schools is relinquishing imagination, which is the only true inspiration of an artist.

Therefore it is not surprising that, as a reaction, in the greatest Concert halls of the world few examples of Music born solely by the imagination of their composers start to appear again, even following the traditional technique.

The author of this works on the other hand strongly believes that the only rules Music, both contemporary or traditional, should comply to, are the following:

 

  • During the performance the audience has never to lose the thread of what is being played;
  • The audience can remember at least one of the themes of the composition;
  • The piece stimulates the wish of listening to it again and again.

 

The author is indeed unsure whether he has been really able to fulfil such conditions, as only the audience can truly confirm this; nevertheless he is ready to analyse the most significant compo-nents of his musical language, born exclusively from his culture and his imagination, which can be summarised as follows:

  • The pieces of Music in this CD are structurally simple and comply to classical structure: where necessary the refrains show up, the “Scherzi” and the Funeral March of the “Sonata del Ricercare” include a regular “Trio” or an “Intermezzo”, the Variations respect the basic harmonic structure of the Theme and the Fughes follow the principle of using a “Controsoggetto” ad ending up with a few “Stretti”. In fact no kind of know composition technique has been precluded, as long it was suitable for the expression required; for instance the twelve-note system found its place in the beginning of the “Ricercare a tre” when used to evoke the chaos subsequent to death.
  • The research of timbres has been obviously limited to the rich resources of the piano.
  • Virtuosity itself has been avoided, but a few passages require rather accurate skill in order to be performed correctly. In any case the instrumental virtuosity is not to be considered the tool to impress the audience, or by which the performer can show off his skill.
  • In a similar way it is difficult to speak of any research of minimalism, but an example of this technique could be found in the evocation of “Zora” one of the “Invisibles cities” of the second notebook inspired by Italo Calvino, where the text suggest removing any sort of accent and therefore possibility of rhythm, so that the score gives a time of 148/4, a single extremely long beat!
  • The renunciation of every possible kind of experimentalism or provocation, both in the timbric as well as in the intellectualistic research is absolute.

To conclude, we tried to explain here the relationship between the composer and the Music schools of our time, which helped him in the research of his language in the last few decades: the only valid thread for him, however, being imagination and the research of harmony (not only the musical concept, but also the relationship among human beings).

In fact the author likes to assert that, when a composer creates a new theme in his mind, there is no problem at all for the development of this theme, as “the Music writes the right notes itself”, meaning that every single note dictates the following correctly and nearly automatically.

Indeed his sole wish for himself and his audience is that those who listen to his Music will understand the absolute innocence of his purpose and his desire to add even a few moments of harmony to the world of Music, which has been so generous with him through his long life.